mercoledì 13 febbraio 2019

The Dreamer di Versace





 Prima di fumare la pipa e i sigari, ero un accanito fumatore di sigarette, sia quelle preconfezionate sia quelle rullate. Il lento fumo è caratterizzato dalla ricerca del momento adatto da dedicare a una ritualità precisa e appagante. Come dice Ron Perlman in StartUp: "questo è un sigaro. Non è fumare."
 Il fumare è quando le sigarette ti afferrano le gonadi, costringendoti ad accenderne una. E se non puoi farlo? Bene, apri il pacchetto e cominci ad annusare. E' una cosa che abbiamo fatto tutti. A scuola, all'università, a lavoro, durante un funerale come a un matrmonio, i nostri nasi hanno fatto da rompighiaccio all'interno di un pacchetto per assaporare quel profumo, in maniera da reistere ancora un po' e rinviare il momento dell'accensione, pregustandolo come se fosse l'ultima sigaretta di un condannato a morte. Quel profumo è ciò che ci regala The Dreamer di Versace.
 La sensazione è propio quella di trovarsi in un incontro formale e imboscarsi per accendere una sigaretta dopo averla consumata attraverso assalti nasali. Immaginatevi di presentarvi lindi e curati a un convegno, annusare una bionda, secca e non curvosa, e poi defilarvi dall'uscita di emergenza per fumare la suddetta bionda tra fronde e frasche come un vietcong.  The Dreamer fonde infatti le note verdi di apertura, con un buon tabacco stemperato da un'ottima sfumatura polverosa. Il tutto vi abbraccera per circa 7/8 ore.
 Se quindi sarete costretti a chiudervi in quattro pareti, senza la possibilità di evadere per una sigaretta, spruzzatevi un po' di The Dreamer prima di uscire di casa, almeno la vostra mente sarà libera di passeggiare in una pineta tra nuvole di tabacco.


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