lunedì 24 aprile 2017

Il Mastro Tornabuoni Long.





 Il focolare domestico è la traslazione della brace che ardeva al centro delle comunità primitive. Esso assolve ad una funzione che si oppone a quella omeopatica. Se nella magia omeopatica il simile generava il simile, il fuoco fungeva da feticcio con cui scacciare la forza sovrannaturale, pur essendo esso stesso materia sconosciuta e misterica. Anche se domato, esso continua ad esser figlio di quelle stesse entità. Il discendente di quella scintilla che gli uomini avevano rubato dal Pantheon che assediava le loro vite, ma soprattutto le loro notti.
 Osservare le braci crepitanti era un monito alla fugacita del loro essere e all'incertezza delle loro esistenze. Le braci erano il portale attraverso il quale l'uomo rimembrava il suo passato e le forze ormai estinte. Proprio come il Buck di London.
 Il gesto di accendere la pipa, tramite un rametto arso con il fuoco del caminetto, è il simbolo attraverso il quale l'anziano diveniva depositario di tale consapevolezza e del suo valore ancestrale. La vestale patrialcare di quel legame mai scisso.
 Quel fuoco primordiale non può che ardere un opera sublime come il Mastro Tornabuoni Long. I suoi aromi ti avvolgono immergendoti in un ambiente rurale. E' come se la terra rivestisse i cenci della civiltà, ponendo un legame con il passato e con gli avi, che miscelarono sudore e sangue a quella stessa terra.



 Questa sensazione ci assale già con la percezione a crudo del Mastro Tornabuoni Long, grazie a quei sentori ruspanti di terra e stallatico. Questi, una volta acceso il sigaro, sono accompagnati da un forte impatto nicotinico e ad aromi di pellame, frutta secca tostata e corteccia.
 La forza nicotinica scema permettendo di percepire il magnifico bouquet aromatico che improvvisamente si caratterizza di note dolci barricate, che ricordano l'aroma morbido di un'acquavite, con sfumature di cacao amaro, particolarmente piacevoli in una pipa in marasca.




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