martedì 27 marzo 2018

Samuel Gawith Lakeland Dark




 Il Samuel Gawith Lakeland Dark è un broken flake costituito da Virginia e Kentucky italiano. Dopo l'acquisto, l'ho fatto decantare in un bel bormioli da 500 ml, per farlo stagionare adeguatamente un mesetto.
 Una volta caricata la nostra pipa, prima di accenderla, dovete concentrarci mentalmente. Non dovrete pensare a nulla. Non dovrete pensare non solo allo Stay Puft Marshmallow Man, ma, soprattutto, non dovrete pensare al Brown no.4, in caso contrario sprecherete una fumata con paragoni veramente insensati.
 Ciò che caratterizza il LD è quell'equilibrio, in eterno divenire, tra Virginia e Kentacky. All'accensione verremo travolti da una valanga nicotinica aromatizzata di cuoio e terra, che evolverà rapidamente liberando sentori di cioccolato amaro e caffè tostato, con una buona dose di speziatura. Successivamente, i sapori tipici del Kentucky  si sposeranno con le note dolci del Virginia, nocciola e fieno, le quali diventeranno dominanti durante i tipici vuoti aromatici del Kentucky
 La forza nicotinica e medio-forte, non è un calcio sulle gengive, come potrebbe essere un Mastro Tornabuoni sbriciolato in pipa.
 La fusione tra amaro e dolce, tra forza e delicatezza, rende il LD una sorta di alchemica rappresentazione della natura, alambicco in cui ogni essere, compreso l'uomo, risulta sospeso tra forze contrastanti. Proprio la natura è il luogo ideale dove fumare questo tabacco schietto, libero da orpelli e dualista. 
 A coloro che che intendono fumare il LD in un paesaggio incontaminato, magari con la compagnia di un buon libro, consiglio la lettura di Crow Killer: The saga of Liver-Eating Johnson (L'uccisore dei Corvi: la saga di "Mangiafegato" Johnson) di Raymond Thorp e e Robert Bunker, da cui Sydney Pollack ha tratto il film Jeremiah Johnson con Robert Redford.


     John "Liver-Eating" Johnson è una delle più grandi leggende western. Egli rappresenta un esempio di come la natura e l'esperienze possano forgiare un uomo rendendolo un essere in grado di sopravvivere agli ambienti e alle situazioni più ostili.   John Johnson naque a Little York (New Jersey) nel 1824, con il nome di John Garrison. Si imbarcò, per allontanarsi da un padre alcolizzato e violento, su una baleniere già a 12-13 anni. Riuscì ad arruorarsi in marina durante la guerra messicano-statunitense. Il conflitto, durato dal 1846 al 1848, costituì uno strascico della rivoluzione texana.   Johnson non dovette attendere la fine del conflitto per tornare alla sua vita da civile. Dopo aver percosso malamente un ufficale, cambiò il suo nome in John Johnson e fuggì seguendo la strada dell'oro fino al Montana.   Dopo un esperienza come cercatore d'oro nella Ruby River Valley, Johnson raggiunse le Montagne Rocciose, il paradiso di ogni trapper. Le montagne sono il luogo ideale per un gigante come lui. Alto più di 1,80 metri, con una folta barba rossa e vestito di pelli animali, doveva incutere un notevole rispetto. Se a questa montagna umana ci aggiungi un coltello Bowie da 30 cm, un tomahawk, un Hawken e una Colt Walker, il rispetto si tramuta in una silvestre inquietudine.




Il nostro eroe, dopo essersi sposato con una nativa Salish, decise di costruisi un romantico nido d'amore sradicando alcuni alberi. La moglie di John era forse l'unico essere in grado di sfumare il suo temperamento focoso. Proprio il fuoco consumò quell'amore. Dopo averla uccisa, i Crow bruciarono la donna insieme alla capanna di tronchi. Per quell'evento il barbarico YAWP di Johnson risuonò sui tetti del mondo.   La caccia ebbe inizio. Per venti anni, secondo alcuni quindici e per altri venticinque, John Johnson andò a caccia di Crow per vendicare la morte di sua moglie. Ogni Crow ucciso veniva scotennato, aveva imparato l'arte dello scalping dagli Arapaho, e privato del fegato che diveniva il lauto pasto di Johnson. Questa ritualità gli fece guadagnare il soprannome di "Dapiek Absaroka", "Assassino di Crow" da parte dei Crow, "Mangiafegato Johnson" da parte degli altri trapper. Il fegato era simbolo indispensabile dell'integrità corporea con cui il nativo  doveva superare la soglia dell'altrove. La sua rimozione e "consumazione" rappresentava il più estremo oltraggio a carico di un indiano.   Johnson, secondo alcune voci, venne catturato da un gruppo di indiani Blackfoots mentre trasportava quaranta litri di whisky ad un insediamento nel deserto. Il fine dei Blackfoots era quello di consegnarlo ai Crow come scambio economico o diplomatico. Gli indiani fecero un'errore enorme. Dopo averlo legato lo lasciarono in custodia di un'unica guardia. Johnson riuscì a liberarsi, uccise quindi il carceriere, lo scotennò e lo privò di una gamba da usare come lecornia per il viaggio. La stessa venne impiegata come clava per difendersi da un puma...  




  Tra i trapper e gli scout sono stati numerosi i casi di antropofagia. Il più famoso è quello di Alfred G. "Alferd" Packer. La sua condanna è stata spesso vista come un mezzo per dare un forte esempio. Un modo per interrompere un comportamento, perpetrato in casi limite, ma che comportava una difficile valutazione in sede processuale poiché risultava estremamente arduo stabilire la presenza o meno di omicidio associato al cannibalismo.
 Ma l'antropofagia di Johnson non era sporadica e dovuta ad eventi estremi. La sua era un'antropofagia rituale in un certo senso. In essa non vi era la trasmissione di energie o virtù, finalità tipica del cannibalismo di alcune società tribali. In essa vi era l'oblio dell'energia, con conseguente condanna eterna delle vittime. Ciò che rende Johnson un mito, soprattutto agli occhi degli stessi Crow, non è l'accumulo dell'altrui energia, ma la sua energia endogena che si accresce attraverso le sue azioni e le sue prove.  La lotta con i Crow rappresenta un nuovo gradino nella crescita di Johnson, poiché al termine di essa raggiungerà un nuovo equilibrio, ma in quanto parte attiva nel gioco della natura e in simbiosi con gli altri suoi elementi. 





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