giovedì 19 aprile 2018

Sebastião Salgado, da "Altre Americhe" a "Genesi"





 Sebastião Salgado è nato l'8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile. Nel '69, per sfuggire alla repressione del regime di Castelo Branco, si rifugia a Parigi con la moglie Lélia, sposata due anni prima. In Francia, studiano lui economia e lei architettura. Inizia la sua carriera come fotografo professionista nel 1973, lavorando con le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum Photos fino al 1994, quando lui e Lélia Wanick Salgado hanno formato Amazonas Images, un'agenzia creata esclusivamente per il suo lavoro. Ha viaggiato in oltre 100 paesi per i suoi progetti fotografici.



 La sua prima raccolta fotografica, Altre Americhe, nasce dal suo ritorno in Sud America, avvenuto nel 1977, dopo l'esilio del '69. Fino al 1983 lavora ad una serie di fotografie finalizzate a catturare l'essenza del suo continente natio per immergersi nell'irrealtà più concreta di questo angolo sconosciuto dell'America, misterioso e sofferente, eroico e nobile.
 In questi sette anni, Salgado viaggia nel nordest del Brasile e attraverso il Cile, la Bolivia, il Perù, l'Ecuador, il Guatemala e il Messico. Il suo viaggio non è solo nello spazio, poiché attraverso esso Salgado è come se tornasse indietro di secoli.
 Il tempo e lo spazio diventano confini inesistenti, in quanto non vi è differenza tra  i poveri e gli esclusi delle Ande e un contadino carioca. Così come non vi è differenza tra la loro attuale quotidianità e quella di qualche decennio fa. Con le sue foto, Salgado ha rubato lo sguardo di questa gente, utilizzando il bianco e nero per esaltarne credenze, perdite e sofferenze. Le luci e le ombre donano una sfumatura surreale in grado di amplificarne la drammaticità, la solennità e le contraddizioni delle società latinoamericane.
Sebastião Salgado - Altre Americhe, 127 pagine, 2015, Contrasto Link Amazon








Nel 1993 viene pubblicata la raccolta La mano dell'uomo (Workers). L'opera viene definita dall'autore come "l'archeologia visiva di un tempo che la storia conosce come Rivoluzione Industriale, un tempo in cui uomini e donne lavorando con le mani fornivano l'asse centrale del mondo".
 La sezione iniziale si focalizza sugli agricoltori e le loro colture. In essa  è rappresentata la sopravvivenza del giogo colonialista che impone la simbiosi tra uomo e colture industriali, con il decentramento del profitto e dello sviluppo.
 La seconda sezione è dedicata ai pescatori. In essa possiamo vedere uomini che pescano con le mani, come i pescatori spagnoli di crostacei, o con le reti tirate a mano, come i pescatori siciliani.
 La sezione dedicata all'industria vede come protagonisti i metalmeccanici dell'India, i tessitori del Bangladesh, gli operai delle fonderie del  Kazakistan, i minatori del Brasile e dell'Indonesia, oltre agli operai dell'industria moderna che lavorano nei cantieri navali francesi, nei moderni mattatoi americani e nella realizzazione dell'Eurotunnel.
 Ciò che caratterizza le fotografie raccolte nell'opera, è la dispersione dell'uomo all'interno del vortice lavorativo, tale da creare un effetto quasi surreale in cui il suo essere infinintesimale si lega ad una tensione di fondo data dal continuo rischio di essere fagocitato dal lavoro stesso e, soprattutto, dall'evoluzione tecnologica che, come un Kraken in eterno agguato, osserva e attende.
Sebastião Salgado -  La mano dell'uomo (Workers), 400 pagine, 2001, Contrasto. Link Amazon








 Exodus documenta i viaggi di Salgado in 35 paesi, durante i quali ha fotografato una vasta varietà di comunità migranti, tra cui latinoamericani che entrano negli Stati Uniti e africani sub-sahariani che tentano di raggiungere l'Europa in barca.
  In queste foto non vi è solo la speranza e il dolore del viaggio, ma anche la tregedia da cui quel viaggio ha origine. Massima rappresentazione della genesi di Exodus è la foto del massacro in un'aula scolastica in Ruanda, dove i raggi del sole accarezzano i corpi in decomposizione ancora un anno dopo i tragici eventi.
 In quest'opera l'autore cerca di inglobare il fruitore nella comunanza della crisi migratoria globale, in maniera da annullare la distinzione noi/loro. A tal fine il fotografo accentua il bilanciamento tra vista micro e macro, inducendo quindi inclusione e condivisione.
   Sebastião Salgado - Exodus, 432 pagine, 2017, Taschen. Link Amazon








 Negli ultimi di otto anni, Sebastião Salgado ha avuto come obiettivo  quello di trovare un mondo che non sia stato rovinato dall'umanità in modo da mostrarci l'Eden che il tempo ha dimenticato.
 Dalle fotografie di Genesi, veniamo sollevati sopra le praterie della Patagonia e immersi nei vulcani hawaiani, illuminati dall'aurora ecuadoriana e avvolti dall'oscurità spettrale del tramonto nelle Galapagos, impressionati dalle dimensioni gigantesche delle balene e inteneriti dalle ridotte dimensioni del più piccolo lemure.
 Gli animali di Salgado sembrano quasi protendere una mano verso di noi, per ricordarci il nostro legame con essi, quasi per abbracciarci in un ricordo dei tempi in cui vivevemo in pace e nel reciproco rispetto nella culla dell'Eden.
 Quando è l'uomo ad essere il soggetto delle sue foto, egli quasi si fonde con la natura circostante, in una simbiosi ormai dimenticata e agognata.
 Sebastião Salgado - Genesi, 520 pagine, 2013, Taschen Link Amazon











 A Reggio Emilia, dal 9 febbraio al 31 marzo, nelle giornate di venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 (ultimo ingresso ore 12,30) e dalle 15.00 alle 20.00 (ultimo ingresso ore 19,30), sarà possibile  visitare gratuitamente l'esposizione Africa che si divide in due luoghi, tra Binario49, in via Turri 49, e Spazio Gerra, piazza XXV Aprile 2.

 Per maggiori informazioni: b49.it




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